Pachino, città del vino e del “ciliegino”
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Marzamemi
Pachino
Situata nel punto più a sud d’Europa, Pachino è una spettacolare finestra sul Mediterraneo e sulle coste africane, con panorami che difficilmente potranno dimenticarsi. Una visita a questo territorio è un’esperienza che coinvolge aspetti naturalistici, culturali ed enogastronomici di grande interesse.
In questo lembo di terra della zona sud orientale della Sicilia, battuto dal vento di scirocco ed in cui la luce del sole raggiunge, nel corso dell’anno, i maggiori livelli di esposizione di tutta Europa, si creano le migliori condizioni per la coltivazione di prodotti di fama internazionale: il Pomodoro Pachino I.G.P., il Melone Cantalupo I.G.P., le uve di Nero d’Avola coltivale ad alberello, da cui si ottengono i vini Eloro DOC e il Moscato di Noto DOC esportati in tutto il mondo. Oltre all’agricoltura, la città è votata anche alla pesca, e molte sono le aziende che producono e commercializzano conserve ittiche.
Incantevoli le spiagge presenti in questo territorio, come quelle di San Lorenzo e di Marzamemi, e le vicine e selvagge Isole di Capo Passero (con l’imponente fortezza Spagnola) e delle Correnti, incrocio suggestivo di mari e venti nell'estrema punta meridionale della Sicilia (più a sud di Tunisi).
Nella campagna pachinese, intervallata dai tipici muretti a secco in pietra calcarea, sorgono i resti della medievale Torre Xibini (1494), impiegata per l’avvistamento di incursioni piratesche dal mare, e il Palmento di Rudinì, testimonianza d’archeologia industriale di fine Ottocento. Lungo la costa, tappe di gran fascino sono le settecentesche tonnare di Capo Passero e di Marzamemi, che rievocano l’intensa attività marinara del passato. Il Borgo di Marzamemi, in particolare, è considerato tra i luoghi più suggestivi di Sicilia, e la sua antica tonnara con gli “scieri” (i barconi usati per la mattanza dei tonni, gli unici rimasti integri nell’Isola) racconta ancora storie di pesca e di pescatori. Oggi il borgo è un crocevia di culture e meta di turisti provenienti da tutto il mondo, set cinematografico naturale e patria del Festival internazionale del Cinema di Frontiera.
L’area del “Promontorium Pachyni” (menzionata da Omero nell’Odissea, da Virgilio nell’Eneide e da Dante nella Divina Commedia) fu abitata già in epoca preistorica: ne sono testimonianza la Grotta Calafarina del Paleolitico, con il suo leggendario tesoro nascosto protetto da un incantesimo, di cui si parla almeno in tre leggende popolari, e la Grotta Corruggi del Neolitico (località Contrada Vulpiglia). All’età del bronzo risale, invece, una necropoli con tombe a grotticella scavate nella roccia (contrada Cugni).
La fondazione della città di Pachino risale al 1760, quando Ferdinando IV Re delle Due Sicilie concesse a Don Gaetano Starrabba, principe di Giardinelli, la facoltà di edificare nel suo feudo di Scibini, popolandolo con coloni provenienti dalla Grecia, dall’Illirico e da Malta.
Con una caratteristica struttura urbana a scacchiera, la cittadina sorge su un colle a sessanta metri d’altezza, e culmina con la grande piazza Vittorio Emanuele, da cui è possibile ammirare il panorama di tutta la costa orientale; su di essa prospetta la settecentesca chiesa Madre del SS. Crocefisso in stile tardo barocco. Pregevole testimonianza ottocentesca è, invece, il Palazzo Tasca nella centralissima Via Cavour.
Pachino ha dato i natali allo scrittore, drammaturgo e saggista Vitaliano Brancati (Pachino 1907 – Torino 1954), che soggiornò a lungo nel villino di colore rosso della pittoresca isoletta al largo del porto di Marzamemi, di proprietà del cugino Raffaele (Isolotto Brancati).