La Mattanza a Favignana
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- Pesca turistica
- Favignana
01/05/2019 - 30/06/2019
In Sicilia la pesca del tonno rosso e il consumo della sua carne hanno origini millenarie: la tonnara più produttiva del Mediterraneo è stata quella di Favignana (chiamata “la regina del mare”) con oltre 14 mila tonni pescati nel 1865.
L’attività della tonnara aveva il suo fulcro nel tradizionale rito della mattanza (dallo spagnolo “matar”, uccidere) dei tonni che, tra maggio e giugno, giungevano dall’Atlantico lungo le coste siciliane.
Una tradizione che racchiude storia e cultura, riti immutabili e sapienza che si tramanda da generazioni. Poco è cambiato dai tempi dei Fenici e degli Arabi, le tecniche di cattura e dell’uccisione del tonno, cantate già da Omero, sono rimaste le stesse nel corso dei secoli.
I “tonnaroti” (la squadra dei pescatori), sotto la guida del “raìs” (capo squadra dei pescatori, che coordina tutte le fasi della pesca) preparavano le reti da gettare in mare, lunghe fino a 5 km. Ci si affidava a San Pietro, protettore della tonnara e iniziavano i canti propiziatori, mentre il raìs, a poppa della “muciara” (dall’arabo “mucir” indica la barca più piccola della tonnara), “parlava” con il mare e pregava affinché fosse generoso. Le reti in mare venivano disposte a formare un percorso costituito da varie "camere", che imprigionano i tonni fino alle più strette e interne maglie della "camera della morte". Con gesti rapidi e precisi, per non essere colpiti dai colpi di coda, i tonnaroti issavano, così, a bordo gli enormi pesci: cominciava il drammatico spettacolo della carneficina dei tonni con gli arpioni. Il mare si tingeva di rosso, nell’atto finale della lotta tra uomo e pesce.
Questa millenaria tradizione, attiva fino agli anni Cinquanta del secolo scorso, negli ultimi anni è tornata a rivivere solo per fini turistici: le reti vengono calate in mare, ma i pesci catturati vengono “dolcemente” rimessi in mare.