Olio Siciliano DOP

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Pareva un àrbolo finto, di teatro, nisciùto dalla fantasia di un Gustavo Doré, una possibile illustrazione per l'Inferno dantesco. I rami più bassi strisciavano e si contorcevano terraterra…”: così descrive un ulivo secolare, lo scrittore Andrea Camilleri, nel suo romanzo “Gita a Tindari” (2000), e il pensiero va alla bellezza atavica del paesaggio siciliano, con le sue assolate ed immense distese di ulivi selvatici e “saraceni”, con tronchi fino a 10 metri di circonferenza. Quanta storia in ognuno di essi!


La Sicilia, con 155.000 ettari coltivati, è la terza regione italiana per superficie destinata a olivicoltura e, per ragioni storiche, culturali, ma soprattutto geografiche, ha rappresentato e rappresenta ancor oggi un enorme luogo di differenziazione genetica. Con ogni probabilità, in questa regione si trova, infatti, maggior numero di varietà di ulivo di tutto il bacino Mediterraneo.

Sebbene Plinio e Cicerone attribuiscano l’introduzione dell’olivo alla colonizzazione greca, la ricerca archeologica documenta che quest’albero fu introdotto in Sicilia in età preistorica: nella Grotta dell’Uzzo, in provincia di Trapani, furono rinvenuti semi di forme selvatiche di olivo d’età neolitica. I più antichi manufatti archeologici con motivi decorativi a foglie di olivo, impressi sulla ceramica prima della cottura, risalgono, invece, alla media Età del Bronzo (XIV secolo a.C.), e sono stati trovati nei dintorni di Siracusa (necropoli di Cozzo del Pantano) e presso Comiso. Gli storici Timeo e Diodoro attribuirono l’opulenza di Agrigento nel V secolo a.C. all’esportazione di olio e vino a Cartagine, e negli anni Settanta del secolo scorso sulla rupe Atenea di Agrigento è stato scoperto un oleificio d’età ellenistica.

Elemento cardine della dieta mediterranea e prestigioso simbolo della cultura isolana, l'Olio Siciliano è anche un vero e proprio fulcro dell'economia locale e un prodotto d’eccellenza agroalimentare italiana molto richiesto all’estero. Grazie alla secolare abilità ed esperienza di olivicoltori e frantoiani, alcune aree si distinguono in modo particolare per la produzione di olio extravergine dalle pregiate caratteristiche, tutelate e valorizzate dal marchio comunitario di Denominazione di Origine Protetta.

Il prestigioso riconoscimento D.O.P. è stato assegnato all’olio extra vergine d’oliva prodotto in otto territori: “Monti Iblei” (sugli altipiani compresi tra le province di Siracusa, Ragusa e Catania); “Valli Trapanesi” (che riguarda i comuni di Alcamo, Buseto Palizzolo, Calatafimi, Castellammare del Golfo, Custonaci, Erice, Marsala, Mazara del Vallo, Paceco, Petrosino, Poggioreale, Salemi, San Vito lo Capo, Trapani, Valderice e Vita); “Val di Mazara” (nella provincia di Palermo e nell’Agrigentino, nei comuni di Alessandria della Rocca, Burgio, Calamonaci, Caltabellotta, Cattolica Eraclea, Cianciana, Lucca Sicula, Menfi, Montevago, Sambuca di Sicilia, Santa Margherita di Belice, Ribera, Sciacca, Villafranca Sicula); “Monte Etna” (le aree pedemontane sono quelle a maggiore vocazione che interessano la coltura, sia da olio che da mensa); “Valle del Belice” (che comprende i territori di Castelvetrano, Campobello di Mazara, Partanna, Salaparuta, Santa Ninfa e Poggioreale) e “Valdemone” (che riguarda tutto il Messinese, con esclusione dei rilievi montuosi dei Peloritani e dei Nebrodi).

Considerando che il carattere di ogni olio è strettamente legato alla varietà dell’ulivo, al clima e alla zona di coltivazione, la maggior parte degli oli siciliani è accomunata da retrogusto di mandorla, pomodoro verde o maturo, piante aromatiche e carciofo. Un'ampia gamma di sapori e profumi che le varietà principali di olive siciliane (Biancolilla, Cerasuola, Moresca, Nocellara del Belìce, Nocellara Etnea, Ogliarola Messinese, Santagatese, Tonda Iblea) sono in grado di esprimere, consentendo di ottenere oli unici ed inimitabili.