Limoni di Sicilia I.G.P.

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Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni?”: con queste parole, nel 1795, il celebre intellettuale tedesco J. W. Goethe rievocava, in uno dei suoi romanzi, il desiderio di tornare nel sud Italia, territorio privilegiato per la coltivazione di questi agrumi.


Simbolo e fiore all’occhiello dell'agricoltura siciliana, il limone fu coltivato in Sicilia (prima che nel resto d’Europa) a partire dal X secolo, durante la dominazione araba. Giunto dall’Oriente, lungo vie commerciali tracciate da secoli, attraversando l’Egitto e il Nord Africa, il limone (Citrus limon) è un ibrido ottenuto dall'incrocio tra il cedro e il pomelo; appartenente alla famiglia delle Rutacee, si propaga per innesto o talea, ha foglie di forma ellittica e rami spinosi; i suoi i fiori, la zagara, sono bianchi e profumatissimi. La colorazione della buccia, verde o variegata di bianco o di giallo, dipende dal tempo di raccolta che ne determina la tipologia: primofiore, verdelli o bianchetti.

Nel Liber De Regno Sicilie di Ugo Falcando del XII secolo, in cui sono descritte le bellezze della Sicilia, sono citati anche gli agrumi che, all’esterno, hanno una buccia colorata e odorosa e, all’interno, sono acidi: i limoni (lumìas), il cui sapore acido è idoneo per condire gli alimenti, e gli aranci amari (arangias), di sapore agro.

Fino al Cinquecento utilizzato solo nella preparazione di cibi di lusso, il limone fu coltivato in maniera intensiva a partire dal Seicento nel territorio siracusano, grazie all'opera dei Padri Gesuiti, esperti coltivatori. Così, questa coltivazione divenne una delle principali fonti di sostentamento, raggiungendo nel 1891 una produzione di circa 11.600 tonnellate. Questo successo portò alla nascita di numerose aziende agrumarie, che estraevano dal succo di limone l'agrocotto, il citrato di calcio e l'acido citrico.

Nella seconda metà dell'Ottocento, il limone di Siracusa, varietà Femminello, si affermò nei mercati esteri (soprattutto Stati Uniti e Inghilterra) e, agli inizi del Novecento, le principali destinazioni di questo prodotto erano i porti di Trieste, Londra, Fiume, Liverpool, Glasgow, Manchester, Malta e Odessa.

La zona di produzione del cosiddetto Femminello siracusano (il nome “femminello” deriva dalla notevole fertilità della pianta, rifiorente tutto l'anno) si estende nell’entroterra siracusano (nei comuni di Siracusa, Augusta, Avola, Floridia, Melilli, Noto, Priolo Gargallo, Rosolini, Solarino, Sortino), e lungo la costa ionica, chiamata anche Riviera dei Limoni, per via dello straordinario spettacolo offerto dai lussureggianti giardini di limoni a picco sul mare, visibili ai lati della strada che va da Acireale (la città della Riviera dei Limoni) a Riposto.

Negli anni Cinquanta del Novecento, la Sicilia era il maggior produttore di limoni del Mediterraneo: dai porti di Siracusa, Riposto e Catania partivano navi cariche di Femminello siracusano anche per la Francia, Germania e paesi dell’Est. Esistevano varie figure che orbitavano intorno a questo settore, come i «sensali», mediatori che si occupavano dell’acquisto e della vendita locale del limone; i «carrettieri» che trasportavano il prodotto nelle «cascie» dalla campagna ai magazzini; «u scartataru», che comprava lo scarto della produzione per avviarlo all’industria di trasformazione in succhi; la «carovana» che aveva il compito di caricare e sistemare i colli all’interno dei vagoni; gli «spedizionieri» che preparavano la documentazione per lo sdoganamento e la vendita all’estero; e i «malazzinari», che all’interno di grandi magazzini preparavano e confezionavano il prodotto.

Il Femminello siracusano è la cultivar (varietà) più rappresentativa d'Italia e produce tre fioriture: il primofiore (da ottobre a marzo), il bianchetto (da aprile a giugno) e il verdello (da luglio a settembre). Con una superficie coltivata di 5.300 ettari, e 150 mila tonnellate di prodotto, rappresenta il 42% della intera produzione nazionale; nel 2011 ha ottenuto il prestigioso riconoscimento I.G.P. e, nel 2015, è stato presentato all'EXPO Milano, come ambasciatore di Sicilia. Il Consorzio di Tutela del Limone di Siracusa I.G.P. è stato, invece, costituito nel 2000.

Essendo l'agrume che possiede il maggior contenuto di vitamina C e di acido citrico, indispensabili per il buon funzionamento dell’organismo, il limone siciliano della varietà Femminello Siracusano vanta molte proprietà benefiche: favorisce l'attività intestinale, aiuta i disturbi respiratori; abbassa il colesterolo; blocca le emorragie gengivali, attenua il mal di denti e migliora l'alitosi; è un ottimo coadiuvante cosmetico contro l'invecchiamento della pelle, l’acne, l’eczema, le scottature e le punture d'api. Inoltre, attenua la caduta dei capelli, aiuta a eliminare la forfora, regola la pressione alta, è curativo per gli occhi, combatte i radicali liberi e possiede proprietà coagulanti e antisettiche. Per questo motivo, anticamente in Sicilia vigeva l'uso di introdurre nelle riserve d'acqua limoni tagliati a metà come disinfettante: la ricerca moderna ha confermato l’efficacia di questa antica abitudine.

Da decenni si è anche sviluppata la produzione del liquore “limoncello”, ottenuto con gli oli essenziali delle bucce, adoperate anche per realizzare i canditi usati in pasticceria.

Un’altra varietà di limone, molto pregiata in Sicilia, è l'Interdonato, coltivato nel versante ionico messinese dalla seconda metà dell’Ottocento. Prende il nome da Giovanni Interdonato, colonnello garibaldino siciliano, appassionato agrumicoltore che, ritiratosi in vita privata, effettuò più di cento innesti sulle proprie piante di limoni, fino ad ottenere tale ibrido, dall’incrocio tra un cedro e l’ “ariddaru”, un limone locale. Il risultato fu un limone di dimensioni medio-grandi, molto simile al cedro, di sapore delicato e poco acidulo, con una buccia a grana finissima insolita nei limoni siciliani.

Con la denominazione Limone Interdonado Messina Jonica, questo prodotto ha ricevuto il riconoscimento I.G.P. nel 2009, ed è tutelato dal 2002 da uno specifico Consorzio di Tutela.

Per il suo sapore particolarmente dolce e delicato, è un ottimo limone da consumare da solo, anche con la buccia, oppure da gustare come insalata, a fette sottili con olio, aceto e sale. In cucina si presta alle più svariate ricette, come il tipico limone zuccarato, oltre che per la preparazione di bevande varie; è, inoltre, il miglior limone da accompagnare al tè.