Il Cioccolato di Modica
L’albero del cacao (Kakawatl), con i suoi frutti chiamati cabosse che, essiccati al sole, tostati, macinati e sciolti in acqua, danno luogo alla cioccolata, era già conosciuto dai Maya e, nel XIII secolo, anche gli Atzechi cominciarono a coltivarlo e a produrre cioccolata, associandola al culto della dea della fertilità Xochiquetza. Spesso aromatizzata con vaniglia e peperoncino, o dolcificata con miele, questa bevanda veniva consumata dai sacerdoti e dalle èlites, e offerta come sacrificio agli déi, come risulta dalle antiche pitture sui vasi e dai codici miniati.
La storia del cacao e della cioccolata comincia per gli europei quando, nel 1519, Hernán Cortés conquistò il Messico e l’imperatore azteco Montezuma si inchinò davanti a lui (credendolo il dio Quetzalcoatl) offrendogli, tra i preziosi doni, ceste piene di cacao: “una tazza di questa preziosa bevanda – scriveva Cortés al suo imperatore Carlo V – consente ad un uomo di sopportare un’intera giornata di marcia senza prendere altri cibi”.
Così, il prezioso seme del cacao arrivò in Europa portato da Cortés a Carlo V nel 1528, e la cioccolata conquistò i palati dei nobili e degli ordini monastici, specie i Gesuiti, che vi aggiunsero zucchero e vaniglia, togliendo il pepe e il peperoncino.
E’ chiaro che il passaggio più naturale privilegiasse la Sicilia, allora viceregno spagnolo, e soprattutto la potente Contea di Modica che era il più importante stato feudale del sud Italia.
Modica divenne, già dal XVI secolo, la culla privilegiata della produzione, prima casalinga e poi industriale, del cioccolato secondo la tradizione atzeca; macinato sul metate, una lastra di pietra lavica concava e inclinata, e lavorato “a freddo” (senza le successive fasi scoperte in seguito in Europa). Si moltiplicarono le ricette mescolando il cacao con zucchero semolato di canna, sesamo e altre spezie, come peperoncino, vaniglia, cannella, zenzero, scorze di agrumi, e ultimamente con numerosi altri sapori.
Divenuto un simbolo di eccellenza dolciaria siciliana, il cioccolato modicano è ricco di proprietà organolettiche, e può essere considerato un vero e proprio “cibo farmaco”, consigliato all’interno di una dieta sana ed equilibrata. Le sue calorie sono nettamente inferiori a quelle contenute nel cioccolato tradizionale; basso è anche il suo contenuto di grassi; infatti, è prodotto con sola massa di cacao (ottenuta dalla macinatura dei semi), senza aggiunta di burro di cacao. Inoltre, l’elevata percentuale di flavonoidi, antiossidanti naturali contenuti nelle fave di cacao, è assicurata dalla particolare lavorazione “a freddo”, in cui lo zucchero non raggiunge il punto di fusione. Questa lavorazione, oltre ad assicurare al prodotto una consistenza particolare, croccante e piacevolmente granulosa, mantiene inalterate le proprietà organolettiche dei flavonoidi, fondamentali per il benessere delle arterie e dell’apparato cardiovascolare. Questo cioccolato è anche un amico del buonumore perché contiene serotonina e feniletilamina che, interagendo col nostro metabolismo, favoriscono il senso di felicità e di naturale appagamento.
Prodotto “di inarrivabile sapore - a detta di Leonardo Sciascia - sicchè a chi lo gusta sembra di essere arrivato all’archetipo, all’assoluto”, la cioccolata modicana(ciucculatta muricana) grezza, granulosa e friabile, nera con riflessi bruni, è adoperata in molte ricette dolci e salate: possiamo trovarla, ad esempio, in alcuni primi piatti, nella rinomata caponata siciliana, addirittura con la carne (i famosi impanatigghi di Modica), e anche nella preparazione del gustoso liquore di cacao.
A questa delizia del palato, riconosciuta come “Prodotto agroalimentare tradizionale”, e protetta dal 2003 dal “Consorzio di tutela del cioccolato di Modica” ,ogni anno è dedicato l’imperdibile evento “ChocoModica”: tre giorni nel mese di dicembre per assaporare, gustare e conoscere questa dolcissima eccellenza siciliana.